L’inchiesta Affari europei Il nostro progetto sugli affari dell'UE vi porta all'interno dei negoziati sulle leggi che riguardano tutti noi. Pubblichiamo storie che vanno al cuore del processo decisionale dell'UE, spieghiamo come gli accordi politici siglati a Bruxelles siano importanti per i comuni cittadini europei e facciamo luce sulle questioni critiche del nostro tempo.
«Lo Stato di diritto e la lotta alla corruzione saranno al centro del nostro lavoro”. Ha scandito bene le parole nell’aula di Strasburgo, Ursula Von Der Leyen, al rinnovo del suo mandato, lo scorso luglio. Un concetto già espresso all’inizio del suo primo mandato, nel 2019, quando aveva promesso agli eurodeputati: “Non ci possono essere compromessi quando si tratta di rispettare lo Stato di diritto. Non ci saranno mai. “Lady Justice è cieca: difenderà lo stato di diritto ovunque venga attaccato”.
In effetti con alcuni paesi l’arma delle infrazioni Ue sembra funzionare. E’ il caso della Polonia di Kaczyński denunciata dalla Commissione alla Corte di Giustizia Ue nell’aprile 2021, quando fu cambiata la legge sull’indipendenza dei giudici. In luglio, dopo solo tre mesi, i giudici europei stabilirono che il governo polacco doveva sospendere immediatamente la controversa riforma giudiziaria. Varsavia non dette alcuna risposta e la Von Der Leyen, dopo due mesi, torno’ a Lussemburgo per chiedere di imporre sanzioni. La Corte allora rispose ad ottobre, imponendo al governo polacco una multa di un milione di euro al giorno, finché l’odiata legge sulla non-indipendenza dei giudici, non fosse stata rimossa. Sei mesi in tutto. Con i paesi della vecchia Europa, invece, l’esecutivo europeo non mostra sempre i denti. Secondo l'analisi di Investigate Europe al 1° luglio 2024 ci sono 44 casi aperti contro 15 Stati membri, in cui la Corte di giustizia europea ha stabilito in una prima sentenza la violazione del diritto europeo, ma poi la Commissione non è tornata in tribunale per chiedere una sanzione, quando questa non viene rispettata. Di questi casi 33 riguardano norme sul clima, sulla biodiversità e sulla qualità dell’acqua.
La Grecia, con sette condanne, è in cima alla lista dei Paesi colpevoli di reati ambientali ma per i quali non sono state emesse multe, seguita dalla Spagna con cinque e da Italia, Irlanda, Polonia e Portogallo, con tre ciascuno.
I reati vanno dallo scarico di rifiuti tossici pericolosi alla mancanza di impianti di trattamento delle acque reflue urbane e alle carenze nella conservazione della natura. Secondo i dati della Commissione, la mancata attuazione della legislazione ambientale costa all'economia dell'UE circa 55 miliardi di euro all'anno in costi sanitari e costi indiretti per l'ambiente.
Il caso numero 2290 contro l'Irlanda, ad esempio, è davvero assurdo. Per oltre 40 anni, il governo irlandese si è rifiutato di designare le aree protette necessarie per gli uccelli in pericolo. Dopo molti anni di negoziati infruttuosi, nel 2004 la Commissione ha portato l'Irlanda in tribunale e nel 2007 i giudici hanno ordinato al Paese di “adottare immediatamente tutte le misure necessarie” per garantire la protezione delle specie di uccelli in pericolo. Ma ciò non è ancora avvenuto.
La Germania è stata condannata nel 2021 dai giudici europei per aver “sistematicamente superato i valori limite per il biossido di azoto in alcune aree”. Ma il governo tedesco ha ignorato la sentenza. A luglio, il Tribunale amministrativo superiore di Berlino ha confermato che le misure adottate dal governo tedesco non erano sufficienti a rispettare le normative UE. Tuttavia, la Commissione finora non ha nemmeno minacciato di imporre multe e si rifiuta di fornire motivazioni.
«Le procedure per le violazioni ambientali richiedono più tempo perché sono complesse e non possono essere risolte con l'adozione di un semplice testo legale», si giustifica Paul Speight, capo dell'Unità per la conformità ambientale della Commissione. Una fonte vicina al governo italiano conferma che le norme ambientali sono più complesse da risolvere in Italia, perché coinvolgono regioni, province, comuni, spesso governati da partiti diversi. Molto difficile mettere d’accordo tutti.
Ne sa qualcosa l’Italia con le sue 65 procedure d’infrazione aperte con Bruxelles, di cui 4 arrivate al livello delle sanzioni economiche. Fino a luglio 2024 abbiamo versato al bilancio europeo 1,143 miliardi, per vecchie infrazioni ancora non risolte: per le discariche abusive, la gestione dei rifiuti in Campania, le acque reflue e aiuti di Stato versati per delle ristrutturazioni aziendali. Soldi pubblici buttati al vento o recuperati da altri Stati.
Le infrazioni per i rifiuti in Campania e per le discariche abusive sono aperte da 20 anni. Sul filtraggio delle acque refluee, va avanti una saga con Bruxelles dal 2004. Primo processo a Lussemburgo nel 2012 per 109 agglomerati sprovvisti di filtraggio delle acque sporche con danno per l’ambiente (anche marino) e la salute umana. Secondo processo nel 2016: gli agglomerati da mettere in regola si erano ridotti a 80. Intanto il nostro governo ha assunto dal 2020 un commissario e due sottocommissari per la gestione delle acque reflue. Costo: 100.000€ l'anno ciascuno. Dal 2020 abbiamo quindi speso altri 1,2 miliardi di euro per non rispetto del diritto europeo. E continuiamo a pagare circa 165 mila € al giorno per la multa europea. E poi c’è ancora il caso delle quote latte, dove dal 2018 la Corte di Giustizia europea ha chiesto al governo italiano di farsi restituire dai produttori di latte sussidi per i 1,3 miliardi ingiustamente ricevuti tra il 1995 e il 2009. Li’ la Commissione potrebbe andare di nuovo alla Corte Ue e chiedere sanzioni, ma ci fa sapere che «il caso è particolarmente complesso visto il numero dei produttori coinvolto ». Una fonte vicino al governo conferma: «I negoziati vanno avanti». Da 6 anni.
Perché il sistema delle infrazioni europee funziona a ritmo non uniforme ? C’è sicuramente un problema di capacità, pochi funzionari per gestire casi in 27 paesi. Solo nella Direzione Generale Ambiente ci sono 448 funzionari, 1,4 % dei 32 mila in tutta la Commissione. Di questi solo pochi gestiscono le infrazioni legate all’ambiente.
I casi di violazione sono in gran parte determinati da Ursula von der Leyen e dai suoi consulenti legali.European Union
Un alto funzionario di Bruxelles aggiunge che comunque le decisioni sulle infrazioni sono spesso “politicizzate”. Ad esempio, la Commissione può evitare di intraprendere azioni legali durante le elezioni nazionali per influenzare la campagna elettorale. Diverse fonti hanno affermato che i casi sono in gran parte determinati dalla Von Der Leyen e dalla sua cerchia ristretta di consulenti legali.
«La discrezionalità incondizionata è contraria allo Stato di diritto e ai trattati Ue, la legge si applica a tutti allo stesso modo», afferma Alberto Alemanno, professore di diritto europeo alla HEC business school di Parigi. «Invece a livello europeo sembra che lo Stato di diritto non sia uguale per tutti. Abbiamo creato un mostro, una Commissione altamente politicizzata, con un potere discrezionale estremo, senza alcun controllo e bilanciamento da parte dei cittadini».
Daniel Kelemen, professore di diritto alla Georgetown University e autore di diversi libri sulla politica dell'UE, ha una proposta: «Penso che le decisioni sulle violazioni e sull'opportunità di perseguire queste azioni di contrasto dovrebbero essere tolte dalle mani della Commissione e affidate a una sorta di organo separato, come un pubblico ministero europeo”.
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